L’ufficio statistica del Comune di Trieste ha elaborato per il quinto anno uno studio sui redditi. In particolare l’oggetto dello studio sono state le dichiarazioni 2016 (anno d’imposta 2015) scaricate dal portale “Siatel 2.0 – Punto Fisco”, in base alla Convenzione stipulata con l’Agenzia delle Entrate. La pubblicazione è disponibile alla pagina dedicata alla statistica sul sito del Comune di Trieste.
Trattasi delle dichiarazioni relative alla totalità delle persone fisiche (Modello Unico e 730 per le dichiarazioni dirette e modello di Certificazione Unica come soggetti sottoposti a trattenute per opera del soggetto che eroga i redditi) con domicilio fiscale nel Comune.
Sebbene in generale le dichiarazioni sintetiche riportino dati parziali, grazie all’incrocio con l’anagrafe della popolazione residente nel corso del 2015, emerge una analisi approfondita sulla distribuzione territoriale dei redditi dei cittadini triestini, in un’ottica di genere, tenendo conto dell’aspetto generazionale e della cittadinanza.
In sintesi nel 2015 a Trieste sono stati dichiarati quasi 3,4 miliardi di euro di reddito imponibile ai fini Irpef (dei quali il 50,1% è reddito da lavoro dipendente ed il 35,5% è reddito da pensione) e pagati circa 714 milioni di euro di imposta netta da parte dei domiciliati fiscali, per un reddito imponibile medio per ogni contribuente paria 22.490 euro (nel calcolo si tiene conto di tutti i contribuenti, anche coloro che non pagano imposta). L’82,2% dei contribuenti paga una imposta.
L’86,1% delle persone fisiche che hanno presentato un modello di dichiarazione non supera i 35.000 euro di reddito imponibile dichiarato, il 37,3% non supera nemmeno i 15.000 euro.
Se ragioniamo per genere il trend non è cambiato, il numero di contribuenti di sesso femminile è dunque superiore a quello di sesso maschile (rispettivamente 76.927 e 74.261) ma è calato complessivamente il numero di dichiaranti. Il reddito imponibile medio dichiarato dai maschi (pari a 27.104 euro) risulta superare del 50,3% quello femminile (18.036 euro) similmente all’anno d’imposta 2011, 2012, 2013 e 2014.
Inoltre gran parte dei redditi è ancora una volta dichiarata dagli anziani (i contribuenti che presentano una dichiarazione con più di 60 anni rappresentano nel 2015 il 39,4% del totale dei contribuenti ed il reddito imponibile da loro dichiarato il 38,7% dell’ammontare complessivo), anche se negli ultimi quattro anni d’imposta la percentuale va calando e cresce quella relativa alle persone con meno di 45 anni.
Il numero dei contribuenti residenti risulta essere pari al 71,1% dei residenti al 31 dicembre 2015 in anagrafe, i redditi medi più elevati si registrano nei quartieri di Barcola, Scorcola e Cologna Nord, nonché nei due quartieri dell’Altopiano Est di Padriciano e Opicina. I valori più bassi invece si rilevano nelle zone periferiche di Chiarbola Superiore, Borgo San Sergio, San Giacomo, Valmaura e Servola, nell’Altopiano Est a Gropada.
Interessante il dato sui contribuenti residenti stranieri: il 6,1% dei contribuenti maschi è straniero, il 5,2% delle contribuenti è straniera. Per entrambi i generi al crescere dell’età cala la percentuale di stranieri sul totale dei contribuenti. Il reddito imponibile medio dichiarato dai residenti italiani è sempre superiore a quello degli stranieri con differenze più marcate al crescere dell’età.
Infine lo studio tiene in considerazione i redditi dichiarati dai nuclei familiari, all’interno dei quali si combinano i redditi percepiti da più componenti. Introducendo una scala di equivalenza, in particolare quella OCSE semplificata (coefficiente = 1 per il capo famiglia e 0,5 per ogni altro componente) risulta che il reddito medio equivalente pro capite più alto si osserva per le famiglie di due componenti, a seguire quelle di tre componenti e quelle unipersonali. Se invece si ragiona per tipologia familiare, già dalla scorsa edizione si sono utilizzati due algoritmi: quello già utilizzato nella prima pubblicazione relativa all’anno d’imposta 2011, che tiene conto delle 12 anagrafi mensili
del 2015 ed un altro utilizzato dall’Istat in occasione dell’analisi dei dati dell’ultimo censimento della Popolazione e Abitazioni, dove l’incrocio con l’anagrafe è puntuale e riferito al 31/12/2015 e che analizza tutte le tipologie di coppie (coniugi e conviventi) e non solo i coniugi. In entrambe i casi le tipologie familiari che stanno meglio (redditi medi equivalenti pro capite più elevati) sono quelle delle coppie senza figli e dei padri soli con un figlio. Le condizioni meno favorevoli spettano alle donne sole con uno o due figli.